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Per rinvenire ciò che da tempo è rimasto nascosto del Don Giovanni di Mozart è essenziale andare oltre. Un percorso insicuro e non facile, tra ordine e disordine, tra libertà e negazione, tra Eros e Tanathos, tra sacro e profano, tra sublime bellezza e oscenità. Ma il mito ci è compagno con Dioniso l'immortale. Conoscerlo, quando afferrati da un rischioso processo di conoscenza, egli ci mostra un (nostro) rimosso pezzo del Sé. Rispetto alle altre opere non è azzardato definire il Don Giovanni come la più misteriosa tra le opere di Mozart. Proprio per quella sua peculiare dimensione altra, posta sulla soglia della metacognizione, espressione dell'archetipo coperto come tale, che si manifesta a tratti nell'Opera tra le evidenti apparenze comico-drammatiche. Il libro narra di una ribollente vitalità, in parte provocatoria ma solidamente fondata su significati tradizionali che disvelano dimensioni meno note riguardanti sicuramente più il mito e il numinoso, la massoneria e gli Illuminati di Baviera, che non delle avventure di un play boy di campagna della fine del XVIII secolo. Qui Praga: rappresentazione dell'Opera 1787 appena venti mesi dalla Rivoluzione francese, dove con audace incoscienza si anticipa il trinomio: Libertà, Uguaglianza, Fraternità. Viva la Libertà.